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Colonia: uomini, donne e tanti dubbi

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Ancora sui fatti di Colonia, ancora senza certezze, ma per provare a capire, o per lo meno a rendere più chiari i miei dubbi:

  • Parto dall’idea che i fatti si siano svolti più o meno come sono stati raccontati dai media: un gruppo consistente di uomini (si dice un migliaio), in grande maggioranza immigrati mediorientali o nordafricani, si è ritrovato sulla piazza della stazione ferroviaria di Colonia nella notte di Capodanno; lì, spesso ubriachi, hanno creato una specie di zona franca, tenendo a distanza la polizia – impreparata e numericamente scarsa – e ne hanno approfittato per aggredire, derubare, molestare e in qualche caso violentare moltissime donne che si sono trovate a passare di lì. Questo è quanto è stato raccontato, ed è il primo grande SE del ragionamento: esiste la possibilità che i fatti si siano svolti diversamente, e il racconto che ne è stato fatto sia più o meno volutamente artificioso, nel tentativo di far passare un messaggio che rinfocoli l’ostilità anti immigrati, evochi lo scontro culturale e di civiltà, e abbia magari una ricaduta pratica nel rendere più rigide le politiche della Merkel sull’accoglienza. Tutto quello che viene dopo, evidentemente, ragiona come se quanto narrato corrispondesse, grosso modo, ai fatti accaduti.
  • C’è stata la reazione dei razzisti, che hanno ovviamente gongolato al’inverosimile, e si sono prodotti nelle solite litanie, aggiungendo in questo caso la virile volontà di “difendere le nostre donne”. Robaccia, cui non vale la pena di dedicare parole in più.
  • Poi c’è stata la reazione degli altri, di coloro che non sono razzisti, che vedono l’accoglienza e l’integrazione come giuste, o, perlomeno, inevitabili. La reazione delle persone come me, e molte che conosco. Questa reazione, spesso, è partita da un paio di constatazioni, direi inattaccabili: i reati sono stati commessi da singole persone, sebbene in un contesto di massa, e quindi sono da colpevolizzare loro, non la loro origine geografica, culturale o religiosa; e poi, con che faccia si può accusare gli immigrati di avere una concezione arcaica del rapporto uomo-donna, visto che la donna è così sistematicamente discriminata, violentata, uccisa nelle nostre strade e nelle nostre case, spesso dai suoi stessi familiari.
  • E insomma, anche io, come dicevo, sono d’accordo; più o meno, diciamo; mi pare, tuttavia, che ci siano un paio di cose che vengono lasciate fuori, e forse non irrilevanti; la prima è che la condizione della donna, nei paesi “occidentali”, è lontana dalla perfezione, ma credo sia anche molto lontana dalle forme di negazione completa della sua esistenza che sono proprie di alcuni – non tutti – paesi mediorientali o africani. Sbaglio ? E’ una considerazione figlia di pregiudizio e ignoranza ? Può essere, intendiamoci, ma il dubbio rimane.
    La seconda è che nei fatti di Colonia gli uomini coinvolti erano mediorientali e nordafricani; possiamo dire che sia un elemento senza importanza ? Che sia una coincidenza ? Potevano essere tutti svizzeri, e invece no ? Io non credo che si tratti di una coincidenza, e non credo sia irrilevante. Mi chiedo: non sarà che chi è cresciuto in una cultura in cui la donna è pesantemente discriminata, e ritenuta qualche volta un oggetto di proprietà, porti con sé un idea e pratiche che sono pesantemente regressive rispetto allo stato dei rapporti uomo – donna esistenti in Europa (con tutte le loro mancanze, ripeto) ? E se questo è vero, allora non ha senso dire che “i fatti di Colonia  non c’entrano con l’immigrazione ma con il rapporto uomo-donna”; sarebbe più corretto dire che “i fatti di Colonia riguardano il rapporto uomo-donna, e l’immigrazione aggiunge una dimensione in più al problema”, secondo me.
  • Quel che non mi convince, soprattutto, è l’impressione che – con il sacrosanto proposito di non dare argomenti alla xenofobia – si finisca per negare, in questo come in altri casi, i problemi che effettivamente un processo di immigrazione così significativo porta con sé. Finendo spesso a negare l’evidenza, e lasciando, per paradosso, tutto lo spazio del discorso pubblico a  razzisti, xenofobi e feccia simile.

Questo, almeno, mi sembra.

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