Renzi è simpatico, via. Con la battuta pronta di tutti i toscani, e la spocchia di ogni buon fiorentino, ché hanno inventato la lingua italiana, il calcio e l’universo mondo. A volerlo nobilitare si rilegga Baricco, e quello che scrive sulla superficialità come modalità contemporanea dello stare al mondo (ne “I barbari”, gran libro), e mi si dica se non gli sta a pennello. Viaggia sulla cresta dell’onda, e starci spernacchiando il gruppo dirigente del PD non è gran fatica, di questi tempi: il classico orbo nel paese dei ciechi. Molti lo paragonano a Tony Blair: quello che Mrs.Thatcher considerava la sua più grande vittoria.
Cuperlo è una meraviglia. Colto, timido, visionario ma con giudizio. Si porta dietro una nota profonda e malinconica e tu dici: “mitteleuropa”, anche se non sai cos’è. A nobilitare lui ci vorrebbe Musil, e questo basti a frenare i paragoni. E’ fuori tempo, Cuperlo: il frutto migliore di una generazione senza coraggio, che non ha saputo uccidere i padri o andare per il mondo; è rimasta lì, ad aspettare il proprio turno che arriva solo ora, troppo tardi e malamente. Perchè i padri non uccisi sono lì, a sbuffare sarcasmo e togliere aria. Lo vedi sul palco che si presenta: “Sono Gianni Cuperlo, parlamentare del PD”, e vorresti salire per abbracciarlo, e invitarlo a bere, e farti parlare di Lansdale e Rilke, e dirgli: “lascia stare, non è il caso, scendi con noi”.
Civati non sai chi è, se ti informi solo sui media “mainstream”, che amano guardare l’ombelico del palazzo piuttosto che quello del mondo. E anche lui non aiuta, diciamolo: così bravo ragazzo, così misurato, sembra che aspiri a diventare il “genero dell’anno”, più che un leader politico. E invece è cazzutissimo, e lo ha dimostrato in questi mesi. Ma soprattutto guarda il mondo con gli occhi di un contemporaneo, prova a definire temi e percorsi di una sinistra moderna. La gente attorno a lui (giovani, soprattutto) lo adora, i suoi avversari lo snobbano. Non ha apparato attorno, e che sia un male lo direbbero in pochi.